domenica 4 marzo 2007

Sulla situazione dei migranti

La Rete dei Lavoratori Lucani vuole denunciare apertamente le condizioni di sfruttamento e di repressione nei confronti dei tanti migranti presenti sul territorio regionale.

Noto e significativo l’esempio dei braccianti agricoli spesso nord-Africani, che lavorano nel metapontino (area lucana dov’è molto sviluppata l’agricoltura), dove i tanti migranti insieme ai lavoratori e ai cittadini lucani più poveri sono costretti a lavorare fino a 14 ore al giorno, per poco più di trenta euro. Sono costretti ad accettare il ricatto dei tanti caporali che li usano come schiavi, senza nessuna tutela da parte delle istituzioni, spesso sono clandestini, spesso non hanno nessuno al loro fianco, spesso spariscono senza lasciare traccia e non perché ritornano nei loro paesi ma perché vittime di incidenti sul lavoro vengono fatti sparire in modo da non creare problemi, parlare di nuovi desaparesidos non è eccessivo.

Ma la preoccupazione non è solo per i braccianti agricoli del metapontino, assistiamo ogni giorno all’arrivo di nuovi e nuove badanti, quasi tutti provenienti dai paesi dell’Est, lavoratori questi che spesso vivono dove lavorano, dormono magari in baracche o peggio in fienili insieme alle bestie delle famiglie che li ospitano, lavorano ad orario continuato, assistono anziani, malati, aiutano nei lavori di casa, o magari spaccano legna, tutto questo per pochi euro al mese, da mandare ai loro cari nel paese di origine. Anche per i badanti, vale la situazione dei braccianti, anche questi spesso vivono in condizione di clandestinità, non possono uscire dalle case dove lavorano per non incorrere in qualche fermo dei carabinieri, non hanno indennizzi di malattie e figuriamoci le ferie. Un altro grave e preoccupante fenomeno è la tratta delle donne, sia da far sposare sia da far prostituire, molte donne infatti per sfuggire alla fame e alla miseria nei loro paesi accettano di sposare uomini italiani per avere il tanto agognato permesso di soggiorno e una speranza, senza amore ma con un po’ di pane in più; altre invece più sfortunate devono vendere il proprio corpo per mangiare. Tutto ciò fa comodo agli schiavisti e ai padroni siano essi italiani o stranieri, ma non fa comodo ai lavoratori e alle lavoratrici di nessuna nazionalità.

La mancanza di dignità e di diritti, lo sfruttamento, la repressione non preoccupano i nostri amministratori, intenti a cercare sempre nuove alleanze commerciali con i paesi da cui provengono i migranti, utilizzando questi come merce di scambio per realizzare buoni affari.

Noi siamo convinti che i migranti debbano prendere coscienza della loro condizione di lavoratori sfruttati per far crescere il conflitto e lottare per avere i pieni diritti di un qualunque cittadino italiano, ma non solo, devono unirsi ai lavoratori lucani e italiani, prendere coscienza di classe organizzarsi e lottare per costruire una società diversa equa e senza distinzioni di classe, genere e nazionalità.